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Nel 1959, Totò, appena ripresosi da una grave malattia agli occhi che lo aveva lasciato quasi completamente cieco, fu invitato a presiedere la commissione giudicatrice del Festival di Sanremo. Accettò con entusiasmo l’incarico, rifiutando il compenso di 50mila lire giornaliere, una somma equivalente a uno stipendio medio mensile dell’epoca. Durante le selezioni, tuttavia, si trovò in disaccordo con gli altri membri della commissione sulla valutazione di una canzone intitolata "Parole", che Totò considerava straordinaria. Sentendosi ignorato e percependo una mancanza di trasparenza nelle decisioni, decise di abbandonare il Festival prima della fine. Successivamente, in un articolo pubblicato sul settimanale OGGI il 24 dicembre 1959, dal titolo "Non faccio l'uomo di paglia per Sanremo", spiegò che il suo gesto era una forma di protesta contro dinamiche poco limpide, sottolineando il suo impegno per l’integrità artistica e la libertà espressiva. Questo episodio testimonia il forte carattere di Totò e il suo rifiuto di piegarsi a logiche di potere che andavano contro i suoi valori.